giovedì 9 gennaio 2014

JOB ACT: IL LAVORO SECONDO MATTEO RENZI






                                 JOB ACT: OPPORTUNITA' DI DISCUSSIONE

Possiamo essere d'accordo o meno con l'attivismo di Matteo Renzi, però dobbiamo ringraziarlo per aver riportato il dibattito politico ad un livello molto più accettabile, non si parla più di Bunga Bunga, Ruby ed Olgettine varie né di scontrini e rendiconto online, ma, finalmente, di questioni concrete e pratiche.

Oltre alla questione, comunque essenziale, della Riforma Elettorale, l'aspetto che più può caratterizzare la segreteria Renzi e, se Letta ci riesce, l'agenda del Governo è, però, la Riforma del Mercato del Lavoro, con tutto quello che questo implica.

Stiamo già assistendo ad una serie di levata di scudi della partitocrazia che, per contrastare il progetto abbozzato da Renzi, oppone un argomento del tutto risibile: Il Job Act è una bufala perché non propone le coperture

Come al solito, lo stolto al quale si indica la Luna ........ guarda il dito!

A parte che alcuni aspetti, peraltro fondamentali, della bozza presentata hanno impatto finanziario zero, come quello relativo alla rappresentanza sindacale, peraltro previsto dalla Costituzione, altri punti qualificanti hanno, comunque, un saldo vicino allo zero.

Cerchiamo di sintetizzare alcuni aspetti e fornire alcuni spunti di riflessione.

Partiamo dalla riforma degli ammortizzatori sociali e della formazione finanziata.

Tutti gli operatori del settore, a partire dai Consulenti del Lavoro, hanno criticato la c.d. "riforma" del ministro Fornero come un vero e poprio disastro, con aumento dei costi per le aziende e diminuzione delle tutele per i dipendenti.

Nella bozza messa online, Renzi scrive: "Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro."

Se fosse stato fatto all'inizio della crisi, utilizzando i fondi spesi per la CIGS o per quella in deroga, oggi avremmo persone riqualificate e pronte per nuove attività professionali, molto probabilmente con un costo sociale inferiore.

Se, poi, fosse già stata fatta una vera riforma dei Centri per l'impiego, che, storicamente, non hanno mai collocato nessuno, utilizzando la via della convenzione con società private che, da anni, operano nel settore del placement e dell'outplacement, applicando il principio affermato da Renzi (e non solo da lui), probabilmente la disoccupazione sarebbe inferiore ed i costi pubblici... pure! Più efficienza, meno disoccupazione e minori costi, è tanto difficile da capire?

Ovviamente dovremmo parlare della riduzione degli oneri sociali, ma, anche qui, rivedendo l'organizzazione dell'INPS e dell'INAIL, magari creando la Super INPS, con risparmi gestionali VERI, senza pagare le cifre fuori dalla logica per i Presidenti ed i Consigli di questi enti, la strada è percorribile.

Già oggi l'INAIL ha chiuso il 2012 con un utile di quasi 1 miliardo di Euro ed ha riserve per circa 27 miliardi, tenuto conto del fatto che le tariffe sono piuttosto alte e che, in aggiunta, le aziende devono pagare, in più, una polizza assicurativa per tutelarsi dalla rivalsa di questo istituto, si capisce bene che vi potrebbero esserci margini per una reale diminuzione degli oneri, almeno relativamente a questo capitolo.

Ridurre, poi, la burocrazia legata alla gestione dei contratti e ridurre il numero dei contratti non solo è auspicabile e realizzabile, ma dovrebbe andare nella direzione della riduzione dei costi, sia per le aziende che per lo Stato o, al massimo, possiamo pensare ad una riforma a costo zero, se non a saldo positivo, o ci sono aspetti che mi sfuggono?

Insomma, mi farebbe piacere sentire Gasparri, che ha subito tuonato contro la mancanza di copertura finanziaria, che ci spiega quali sono queste copertura che mancano ed il Ministro del Lavoro che ci dica cosa vuol fare e non limitarsi a dire che certe soluzioni non sono quelle risolutive!

Le proposte di Renzi non sono di sinistra, neppure di destra, sono di buon senso e, probabilmente, se riempite di contenuti, possono contribuire a ridurre il costo del lavoro, che rappresenta una zavorra per l'industria italiana e, al tempo stesso, dare maggiori certezze ai lavoratori con un po' più di denaro in tasca, condicio sine qua non per la ripresa dei consumi e dell'economia!

Dunque, ben vengano le analisi e le critiche, però con contenuti concreti e non pregiudiziali ideologiche o, peggio ancora, esclusivamente "Politiche"!

Mi aspetto che i politici italiani accolgano la sfida renziana e propongano contenuti, anche alternativi, a quanto anticipato da Renzi e che non si limitino a dire, come stanno già facendo, che non si può fare e che non ci sono soldi!

Se non sono in grado di fare almeno questo... Che cosa ci stanno a fare?